Yves Mettler

Il campo d’indagine di Yves Mettler sono le strutture urbane dell’epoca contemporanea. L’artista esplora in maniera concettuale e ludica il significato sociale di piazze ed edifici pubblici. I suoi modelli propongono delle riflessioni su aspetti complessi di queste costruzioni, che vanno ben oltre la loro funzione pratica: per esempio vengono tematizzate la loro rilevanza sociale, la loro identità culturale o la loro rappresentazione. Fra le strategie artistiche di Mettler figurano la semantica dei segni, i nuovi media, la fotografia, la grafica e l‘installazione. L’artista fa comunicare fra loro modelli architettonici attraverso l’interazione di lavori testuali e sonori. Con senso dell’umorismo e arguzia sembra dar loro voce e li interroga sulla loro indole.

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«Geheimnis am Stadtrand», 2017

Matita bianca sulla ringhiera
Ubicazione: ringhiera della diga, sul lato del bacino

Yves Mettler, «Geheimnis am Stadtrand», 2017, Weisser Stift auf Geländer, Bild © Ralph Feiner

Yves Mettler realizza la propria performance di scrittura sulla ringhiera della diga dell’Albigna. Con una matita bianca scrive un breve racconto sul corrimano di circa 700 metri di lunghezza. La storia ruota attorno a un sindaco. Si tratta di un personaggio d’invenzione, che Yves Mettler ha creato circa due anni fa («Europe Square [From With Love]», 2015). Attraverso questa figura l’artista tematizza, da un punto di vista soggettivato e personificato, questioni correlate agli spazi di vita civili e analizza il concetto allargato di urbanità. Vengono indirettamente toccati aspetti quali la mobilità e l’identità. Il giovane politico che ha viaggiato in tutto il mondo intende collegare meglio la città all’Europa e promuovere le aziende locali. Camminando riflette su quali infrastrutture servano per lo spazio urbano e dove terminino i margini della città. Dopo essersi dimesso dalla sua carica, raggiunge la diga dell’Albigna. In questo luogo l’autore-artista mette in campo una fantastica svolta letteraria.

Scritto sulla balaustra sul lato del lago artificiale, il testo è leggibile sulla via del ritorno e solo compiendo qualche sforzo fisico: con le esperienze della propria origine, con le avventure dell’escursione attraverso gli impianti idrici dell’ewz e con la conoscenza del panorama alpino.

«Hotel Helvetia», 2006/2017

(in collaborazione con Christian Kosmas Mayer)

Sacchetto con tappeto da gioco cucito a mano, dadi con regole del gioco
Ubicazione: Capanna da l’Albigna

Yves Mettler, «Hotel Helvetia», 2006/2017, Beutel mit handgenähtem Spielteppich, Würfeln und Spielregeln, Bild © Ralph Feiner

Nella Capanna da l’Albigna Yves Mettler (*1976) completa i giochi di società già disponibili con un proprio gioco: «Hotel Helvetia» nato in collaborazione con Christian Kosmas Mayer (*1976).

Sul tavolo da gioco, sullo sfondo di un bel panorama alpestre, c’è una sezione di un hotel tematico con dieci camere: l’«Hotel Helvetia». Ogni camera rispecchia un tratto caratteristico della Svizzera: il giuramento del Rütli, il letto a castello della camera sportiva, membri della Guardia svizzera. Le camere son numerate da due a dodici. Il numero risultante dal lancio dei dadi determina la camera, nella quale i giocatori e le giocatrici consegnano una moneta. Se si ha fortuna e si ottiene un numero sul quale c’è già una moneta la si può intascare invece di pagare il soldo. Con il numero sette, il matrimonio, ognuno deve depositare una moneta. Se si capita sulla reception dell’hotel, si guadagnano tutte le monete presenti sulle caselle ad eccezione di quelle della casella sette. Solo chi lanciando i dadi ottiene dodici e arriva sulla casella dei vincitori dell’Helvetia, viene pagato con tutte le monete presenti sul tappeto da gioco.

Ciò che emerge dal gioco allude a piani di significato di più ampio raggio: «Hotel Helvetia» è nato nel 2006 per una mostra nella Shedhalle di Zurigo dedicata al tema «Colonialismo senza colonie?». A Zurigo il gioco è stato esposto accompagnato da un video che mostra come il tappeto cucito a mano al Cairo venga ritirato in Egitto e come il gioco venga giocato in una sala d’albergo a Andermatt. «Hotel Helvetia» si basa sul tradizionale «Glückshaus», che i mercenari svizzeri giocavano come ricordo della patria e possibile guadagno accessorio nei campi di battaglia all’estero. La configurazione della struttura del gioco a mo’ di hotel rinvia al fatto che tutti noi, solo per una certa durata, occupiamo un luogo o l’altro con un preciso ruolo. Come nel lancio dei dadi, la nostra destinazione è fortemente influenzata dal caso. Il proprio profitto su una casella dipende dalla presenza di un altro. Indicando il Paese Yves Mettler fa riferimento alla Svizzera quale piazza di smistamento dei capitali. Si può lasciare l’Hotel da ricchi oppure perdervi tutto, si può essere onesti oppure imbrogliare senza pudore, su tutto veglia la patrona con il suo scudo e la sua spada – così si esprime Yves Mettler.